Dopo il ricovero forzato in psichiatria, lo scrittore vicentino racconta la sua esperienza. E denuncia le condizioni in cui sono tenuti i pazienti
Un uomo che cammina in piena luce, in Italia, è scoperto, nudo, indifeso. \ [... \] Cammina come una vittima e come un colpevole. \ [... \] È lì, scoperto, inerme, esposto a colpi, indagini, accuse. Non possiamo né schermare né difendere. È una condizione terribile: noi italiani non potremo mai difenderci da nulla, né dall'assassino né dal giudice” (Curzio Malaparte, Provvedimento di Francia, Il Tempo, 4 dicembre 1952). Né, in un Paese come l'Italia, ci si può difendere dallo psichiatra, soprattutto se, come è il (nuovo) caso di chi scrive, si è soggetti ad un ASO
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