«E pensare che mi avevano detto: è un progetto troppo colto per Bari» - CorrieredelMezzogiorno.it

2022-07-22 19:03:11 By : Ms. Lisa Fan

L’architetto Salimei BARI — «Mi era stato detto che il progetto era troppo colto per Bari. Ma io non ci credevo. E comunque non ci credo nemmeno ora. Tutto questo chiasso per salvare palme spelacchiate messe lì temporaneamente in vasconi oggettivamente inadatti, corredati dalle panchine in orsogrill (la rete metallica verde, ndr)? Sono allibita. Ma verrò a Bari presto. Occorre innescare curiosità, entusiasmo nella gente. Perché non dovrebbe voler vivere in una capitale europea?». Guendalina Salimei, l’architetto romano che firma il progetto della nuova via Sparano, è tra l’interdetto e il trafelato. Presa com’è dalle lezioni universitarie alla Sapienza di Roma e dalla presentazione, tra una settimana, dell’ultimo progetto realizzato: l’auditorium di Confindustria all’Eur. Architetto, in queste ore la sua idea di “strada-museo” per via Sparano è dichiarata “oggettivamente brutta”? «Addirittura. Da chi?». Dai consiglieri comunali, tra gli altri. Vogliono un referendum. «Questa è buona. Un referendum? Su un progetto che conoscono attraverso i rendering? Ma scusi, ma quando mai si è sentita una cosa del genere? È come se dicessi “facciamo un referendum per stabilire la trama di un libro o di un film”. Come se le chiedessi una consultazione o un dibattito pubblico sullo stile di un suo articolo». Respinge l’idea della partecipazione? «Nient’affatto. Io sono pronta a venire a Bari a illustrare il progetto. Abbiamo già ascoltato i cittadini. E possiamo naturalmente ascoltarli ancora. Ma deve essere chiaro l’iter. Compito dei cittadini è rappresentare le esigenze, non indicare le forme per soddisfarle. Il progettista individua la strategia e nel farlo ha proprio il dovere di andare avanti, di prefigurare la città che verrà». Fuksas, alle prese con una sollevazione simile contro il suo progetto per l’ex caserma Rossani, diceva che agli architetti si chiedono cose che nessuno si sognerebbe di chiedere ad altri professionisti. A un medico, per esempio. «Infatti ho affrontato moltissime e faticose discussioni in passato. Bari però è un po’ esagerata! Comunque posso dire una cosa sulla scorta dell’esperienza: le critiche sono sempre aspre in fase di progetto, quando le opere si iniziano a vedere l’atteggiamento dei cittadini cambia». Veniamo al merito delle critiche: perché togliere le palme in una città avara di verde? «In via Sparano ripristiniamo l’identità di una via che fin dal suo inizio non ha mai avuto il verde. Non è un viale, è assimilabile a via Condotti o via Frattina a Roma, non a un boulevard. E, peraltro, il ministero nei suoi vincoli prevedeva che nulla ostasse, visivamente, all’effetto di cono ottico dalla stazione a Bari Vecchia. Comunque, per venire incontro ai cittadini, abbiamo posizionato delle fioriere alle intersezioni di via Sparano con le traverse, anche in funzione di traffic calming». Altra critica: senza alberi sarà una strada assolata. «Abbiamo fatto delle prove e credo sia nell’esperienza comune dei baresi: l’ombra è garantita dai palazzi, tutti alti». Le sedute in pietra, senza schienali, sono state paragonate agli arredi cimiteriali. «Ma no! Sono i basamenti delle sculture alle quali, per il momento, si è dovuto rinunciare per ragioni economiche e che speriamo si possano recuperare in futuro. Su di esse si potrebbero incidere frasi. Ma come si può giudicare con tale dettaglio da una serie di rendering? Ok, ok, è il caso che venga a illustrare il progetto. Alla sua base ha un’idea semplice, non rivoluzionaria, che, anche con i disegni nella pavimentazione, mette in luce i gioielli architettonici di quella strada. I baresi capiranno. Il bello si impone sempre». Architetto, dica la verità: i baresi le hanno stravolto il progetto? «L’idea di fondo è la “strada museo”. È salva. E funzionerà. Vedrete. Sarà comunque senz’altro meglio della “strada-vivaio” che forse qualcuno, erroneamente, immagina sia la vocazione di via Sparano».

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