La segnalazione arriva dall'ambientalista Paolo Togni: da circa due settimane, spiega l'uomo a il Dolomiti, l'intera zona intorno ad una piccola sorgente nella Valle del Parol è stata delimitata con una rete metallica che impedisce l'accesso agli animali selvatici

TRENTO. “I pali di ferro sono stati infissi nella zona, conficcati anche nella roccia, e la piccola sorgente è stata completamente delimitata da una rete metallica: ora gli animali selvatici non possono più avvicinarsi per bere”. Sono queste le parole dell'ambientalista Paolo Togni, che ha spiegato a il Dolomiti come da ormai due settimane circa una piccola sorgente sul Monte Baldo, nella Valle del Parol del Monte Altissimo, sia stata “chiusa” con una rete, apparentemente senza motivo, bloccando l'accesso alla fauna selvatica dell'area. 

“Si tratta – spiega Togni – di una piccola vena d'acqua che trafila sotto una serie di fasce rocciose. L'acqua è poi incanalata verso un deposito sotterraneo e per permettere agli animali di bere è stata creata una piccola “vasca” ampia circa mezzo metro quadrato e profonda 15 centimetri”. 'Vasca' nella quale potevano abbeverarsi gli animali selvatici della zona, spiega Togni: “Dalle volpi ai lupi, dai caprioli alle marmotte fino ai cinghiali. Per sistemare la rete è stata anche abbattuta ed ammassata in terra parte della vegetazione lì presente”. 

Sulla recinzione, continua poi l'ambientalista: “Non c'è nessun cartello, ci sono passato già diverse volte e come me molti tra turisti ed escursionisti, affascinati dalla particolarità del luogo e dalla presenza anche di una stele di pietra incisa, che sembrerebbe risalire al periodo della guerra. Proprio vicino alla fonte è anche presente la tana di una marmotta: quello che non capisco è perché l'area sia stata recintata? Per quale motivo è stata sistemata questa rete, impedendo di fatto l'accesso alla sorgente?”.