Borgo di Magrignano, il grido del parroco: «La chiesa è isolata dal quartiere, ci serve un ponte» - Il Tirreno Livorno

2022-05-21 11:23:07 By : Mr. Albert Ho

Don Mancusi: chiedo al Genio o a Camp Darby di aiutarci, il rione è senza strutture sociali e non offriamo l’oratorio

LIVORNO. La favola bella di Marisa Leonzio, bambina nell’Italia delle Topolino Fiat e delle prime trasmissioni tv, chiese a Babbo Natale in regalo un ponte. Era il ’57 e lei dal microscopico grumo di case di Gorgo, nei pressi di Nibbiaia, ogni giorno per arrivare a scuola doveva guadare il torrente Chioma. Il tema di bimba dall’aula della scuolina di paese finì sul Tirreno e poi sui giornali di mezzo mondo: lo scoprì il produttore americano del film dedicato al “ponte sul fiume Kwai” e sbarcò in forze per coronare, con la potenza dei dollari Usa, il sogno della bimba. A distanza di quasi due terzi di secolo, anche don Federico Mancusi, parroco di Santa Teresa di Calcutta (Borgo di Magrignano), sogna un ponte: «Servirebbe ai miei parrocchiani per venire nella loro chiesa o ai ragazzi per arrivare all’oratorio farsi il giro da via di Salviano, 25 minuti buoni a piedi, se non qualcosa di più». Il paradosso è che la chiesa non è lontana dal quartiere: meno di 120 metri dalle case di via Giovanni Lomi. Peccato che in mezzo ci sia il rio – il corso d’acqua ieri risultava largo in concreto non più di due metri – e invece non ci sia un ponte. Il Borgo di Magrignano è l’ultimo quartiere costruito a Livorno, e perfino con qualche pretesa di qualità abitativa: però nemmeno l’ombra di una infrastruttura sociale, niente di niente se non case case case. «Quando ho messo piede qui come parroco – dice don Mancusi – ho visto i bambini giocare in una rotatoria. Inaccettabile, e con l’aiuto dei benefattori abbiamo creato il campino per fare sport. Sono il riferimento per la Pastorale giovanile diocesana ed è qui da noi che c’è il campo base di tante iniziative ecclesiali per i giovani di tutta la città, idem per la web-radio diocesana (radio Shekinah) che ha qui la sede». Il sindaco Luca Salvetti è andato in autunno a inaugurare il campino e, rispondendo al cronista, spiegò che, per evitare il rischio alluvione, il corso d’acqua ha bisogno di una certa ampiezza e dunque bisognerebbe creare una struttura alta che avrebbe necessità di una lunga rampa e questo farebbe lievitare i costi (oltretutto è prevista in futuro una strada più a nord per collegare Magrignano a via della Padula). Il prete bada bene di girare alla larga dalle polemiche, anzi spedisce «un cordiale e sincero ringraziamento verso la giunta comunale ed al sindaco che stanno continuando a tentare di trovare una soluzione». Al tempo stesso, segnala di funzionare per la collettività come ben più del solo ruolo religioso: è una sorta di «welfare gratuito messo a disposizione dell’intero quartiere». Il bisogno di trovare una soluzione è pressante ed ecco don Mancusi non vuole alzare bandiera bianca: fa appello a «chiunque possa aiutarci con una soluzione anche provvisoria, posticcia e/o anche solo per pedoni, come un ponte (anche di corda) che passi sopra il grande, profondo e invalicabile fosso che divide la chiesa dal rione». Difficile poter sperare che ci sia qualcuno a Hollywood che ha da promuovere un film in cui c’entri un ponte, perciò il prete si affida «forse al genio militare o civile o magari la protezione civile, andrebbe bene anche Camp Darby. Potrebbero avere uno di questi ponti: risolverebbero un grande problema e la mia parrocchia li ringrazierebbe di cuore affidandoli alla protezione celeste come eterna gratitudine». Mauro Zucchelli  

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