Cosa ti succederebbe esattamente se cadessi in un buco nero

2022-09-16 21:12:41 By : Mr. Benjamin Zhou

In un microsecondo, meno tempo di quanto ci vorrebbe per sbattere le palpebre, vieni contemporaneamente scorticato, fatto a pezzi e polverizzato a morte. Ma c'è dell'altro.

Cosa succederebbe se ci si dovesse ritrovare sull’orizzonte degli eventi? Si tratta di quella superficie limite di un buco nero oltre la quale nessun evento può influenzare un osservatore esterno. In altre parole, di una superficie immaginaria che circonda ogni buco nero e caratterizzata dal fatto che in ogni suo punto la velocità di fuga equivale alla velocità della luce. Oppure è perfino superiore. Per cui all’interno di questa superficie la velocità della luce non è più sufficiente a sfuggire . Si tratta del punto di non ritorno oltre il quale c'è l'abisso.

La risposta prova a darla Jamma Levin, docente di fisica e astronomia, nel suo ultimo libro “Black Hole Survial Guide” che parte proprio dalla descrizione di un buco nero: disco di oscurità dall’esterno, una volta che si superasse l’orizzonte degli eventi si scoprirebbe che si riesce ancora a guardare proprio verso l’esterno e che, insomma, non si è accecati dal buio: scuro da fuori, il buco nero può essere infatti luminoso all’interno.

La prima cosa che potremmo fare attraverso la finestra unidirezionale dell'orizzonte sarebbe quella di vedere l’evoluzione di un pezzo di storia dell'universo: la luce della galassia che inonda l'orizzonte degli eventi ritrae infatti una versione radicalmente accelerata di migliaia o milioni o miliardi di anni terrestri. Una specie di cascata di luce che sintetizza ogni cosa: cadendo, “la gola del buco si restringe e cattura tutta la luminescenza trasmessa in un candore luminoso e concentrato. Come in un'esperienza di pre-morte, vedi la luce alla fine del tunnel. Solo che è un'esperienza di morte totale” si legge nel libro.

La teoria generale della relatività spiega che l’interno del buco nero si stringe, lo spaziotempo si curva in modo assoluto fino a formare una cosiddetta singolarità in cui ogni cosa termina o anche una frattura nello stesso spaziotempo. Il materiale originario della stessa che ha dato origine al buco nero, di cui anzi il buco nero è una sorta di tomba (visto che si forma dal collasso gravitazionale di una stella massiccia) finisce in quella frattura e viene cancellato. Per cui tutto ciò che supera l’orizzonte degli eventi viene di fatto eliminato, a prescindere dalla sua massa. “Inevitabilmente si precipiterebbe in quella singolarità – spiega l’astronoma - sarebbe un viaggio roccioso mentre la tua materia perturba l'ambiente e lo spaziotempo ondeggia”.

Mentre si precipita verso la singolarità “la parte del tuo corpo più vicina viene accelerata drasticamente e più velocemente della parte più lontana dalla singolarità, allungandoti miseramente. Allo stesso tempo, la tua anatomia complessiva è costretta a convergere verso quel punto, schiacciandoti. In un microsecondo, meno tempo di quanto ci vorrebbe per sbattere le palpebre, vieni contemporaneamente scorticato, fatto a pezzi e polverizzato a morte”. Non esattamente una prospettiva confortante, con la materia organica che tornerebbe nei suoi elementi costituenti di base anch’essi neutralizzati attraverso la cesura dello spaziotempo e infine destinati alla scomparsa definitiva. Questo perché quello strappo “non porta da nessuna parte”, spiega Levin. “La singolarità è una fine allo spazio e al tempo, una fine all'esistenza. Non c'è futuro davanti a sé una volta che una cosa viene schiacciata e spinta attraverso la singolarità. La morte per singolarità è la morte esistenziale suprema - la morte delle vostre particelle fondamentali, la rimozione dalla realtà di voi e delle vostre cose costitutive. Inesistenza reale”.

D’altronde la singolarità è un punto in cui la curvatura dello spaziotempo tende a un valore infinito e secondo alcune teorie fisiche l'universo potrebbe proprio avere avuto inizio e finire con Big Bang e Big Crunch, due singolarità gravitazionali. Eppure la matematica ci dice che la descrizione fisica offerta dalla relatività in qualche modo è incompleta.

La relatività generale non può racchiudere l'intera storia dello Spazio proprio perché include nella sua esistenza la medesima categoria della singolarità. L'alternativa all'abbandono della fede nella relatività è molto peggiore. Per cui “forse nell'abisso del buco nero, invece di una singolarità, c'è una sorta di residuo di tutto quel materiale in caduta, un residuo quantistico alle energie e alle curvature catastroficamente alte del centro del buco. È pensabile che tutta la materia che ha creato il buco e successivamente vi è caduta sia intrappolata in uno stato ancora sconosciuto di materia quantistica”. E dunque che tutte le particelle subatomiche - costituenti precedentemente sani di una stella, materia che conosciamo abbastanza bene – si siano invece compresse “in meno spazio di un trilione di trilioni di volte più piccolo di un nucleo di idrogeno”.

Allo stesso modo, spiega l’esperta, è anche concepibile che questa stessa tesi sia priva di senso e d’altronde non ci sono molti sostenitori di questa teoria sui "residui" presenti nei buchi neri. Le speculazioni si lanciano d’altronde molto più in là: per esempio che una volta all’interno del buco nero tutto si concluda in uno speculare “buco bianco”, qualcosa di simile a un nuovo big bang in corso da un'altra parte dell'universo, perché i buchi neri possono essere più grandi all'interno che all'esterno. “Potrebbe esserci perfino un altro universo in quello stesso buco nero” aggiunge Levin. Il buco bianco è un'ipotetica regione dello spaziotempo e una singolarità dentro cui non si può entrare dall'esterno, ma dalla quale può solo uscire energia-materia e luce.

In realtà, dice la studiosa, “gli scienziati non sono ancora in grado di rispondere all’apparentemente semplice domanda su dove andremmo se cadessimo dentro un buco nero”. Comunque andassero le cose, c’è poco da sperare: anche sostituendo la singolarità con una situazione differente, questo non ci salverebbe dal finire drammaticamente triturati: “Se le tue schegge non vengono cancellate dall'esistenza attraverso una singolarità, se i tuoi frammenti potrebbero aspettare sotto forma di un residuo quantico tremolante nel nucleo del buco nero, le macerie accidentali si riverseranno con te, spazzatura spaziale più errante, mescolandosi con qualsiasi altro detrito accumulati. Il residuo persiste indefinitamente, una sottile speranza di un possibile futuro. Oppure i tuoi elementi verranno condivisi con un nuovo universo, espulsi in un big bang, riordinati in generazioni di stelle, alcune delle quali riciclate finalmente in una forma di vita microbica su un nuovo pezzo di terra destinato a cadere in un altro buco nero”.